martedì 19 febbraio 2008

Articolo tratto dal CdT del 19/02/08

TRIBUNA LIBERA
UNA
MERIDIANA FORMATO PIAZZA GRANDE
ROLANDO ULMI *

P
arto dal 1989, anno dell’esposizione al pubblico dei progetti per la sistemazio­ne di Largo Zorzi/Piazza Grande Lo­carno. Ha vinto giustamente il progetto del­l’architetto Snozzi, che, a differenza di tutti gli altri partecipanti, ha riconsegnato la pla­nimetria dell’intera area con un minimo di linee di penna, quasi vergine, accompagna­ta però da chiare linee concettuali: le linee tracciate sulla mappa indicavano il limite della piazza pedonale e nel contempo la stra­da d’accesso, dall’incrocio del Debarcadero alla Posta, strada riservata ai mezzi pubbli­ci (in qualche modo zona di «sbarco» e «im­barco »). Il resto – l’intera area di Largo Zor­zi e Piazza Grande – era rigorosamente pedo­nale (nessun attraversamento, neanche per imboccare vie delle Monache), libera e vuota, e senza nessun accenno ad un pavimento de­corativo e ad arredo urbano. Gli altri invece – me compreso – fecero esibizione di ogni tipo di proposte, tra cui anche estrose, fantascien­tifiche e bizzarre, per «abbellire» e «arreda­re » la piazza e «decorarne» il pavimento, co­me se una piazza non dovesse limitarsi ad es­sere una piazza, una piazza, una piazza… nient’altro che una piazza. E penso sempre
alla stupenda piazza, dal lago alla Motta, che fu al tempo del Leucht e della sua veduta: una piazza definita dalle case e dagli alberi ai lati, e dal gioco della luce e delle ombre. Vuo­ta, vuota, vuota… per dirla con Livio Vacchi­ni. Passato il concorso, anche Snozzi, doven­do rielaborare il progetto, si era messo ad «ab­bellire », «arredare» e «decorare»: dal suo me­ritato primo premio è sceso al nostro livello e ha prodotto quello che da allora è comune­mente chiamato «progetto Snozzi». D’accor­do, volendo seguire la lezione del pavimento esistente, composto di ciottoli e strisce carra­ie di granito (modello che è esemplarmente rappresentato dalla piazza di Vigevano), al­cuni partecipanti al concorso – e s uccessiva­mente anche Snozzi – hanno pensato di la­vorare con questi due elementi, in chiave mo­derna, per prendere due piccioni con una fa­va: 1. creare passaggi comodi intercalati al­l’acciottolato e 2. decorare il pavimento con un piacevole disegno (io per esempio avevo tentato con una rete romboidale che mettes­se d’accordo le varie direzioni della comples­sa configurazione planimetrica della piaz­za); Snozzi, nella rielaborazione, aveva scel­to passaggi perpendicolari rispetto alle due direzioni principali delle due piazze, risol­vendo il conflitto che nasceva nella zona d’in­contro, mediante un grande palco rotondo davanti al Municipio, con cui interrompere lo scontro delle due direzioni.
Dopo molti tentativi, cominciati vent’anni fa, di inserire un gioco di linee geometriche in una superficie estremamente irregolare e restia come quella di Piazza Grande, ecco fi­nalmente una soluzione convincente: le linee della meridiana disegnate nel fotomontag­gio (vedi CdT del 13 febbraio); questa piaz­za di forma anomala (né rettangolare, né al­trimenti geo-metricamente definibile) sem­bra fatta apposta per questa meridiana. È come se non fossero stati il lago prima e la Maggia poi a dare la forma a questa piazza, ma come se un antico «progettista» avesse usato come matrice occulta il reticolato di una grande meridiana, questa meridiana. Merito di Armando Good di averlo messo in luce (nella luce del sole, appunto). Il risulta­to è perfetto (le linee trasversali, se inserite in fasce di granito, rispondono anche all’esigen­za di camminamenti pedonali).
* Architetto, Minusio

Nessun commento: